martedì 6 dicembre 2011

Nel frullatore alla massima velocità

Catania, 6 dicembre 2011

Oggi pomeriggio i catanesi devono avermi guardata come un'aliena, o forse un'alienata, mentre con due bambini dalle facce stupite per mano percorrevo sconcertata la via Umberto.

Immaginatevi una mamma con due bambini, 4 anni appena compiuti e 5 anni suonati, una bionda in minigonna e calzamaglia viola, l'altro senza i denti davanti. Immaginatevi, dicevo, questa mamma che vien dalla Montagna (anzi da 'a Muntagna), proprio come quel famoso mazzolin di fiori, che ha passato la giornata a raccogliere olive e nel giro di tre quarti d'ora (questo il tempo occorrente per arrivare dalla Montagna alla città dell'elefante) si trova in città.
Immaginatela che sotto un bel sole (finalmente!) siciliano e un cielo azzurro cosparso di nuvole, muovendo i piedi sulla terra ancora coperta di recenti lapilli di un nero luccicante che scricchiolano sotto la suola delle scarpe, circondata da alberi e dominata dalla Montagna innevata, si infila in macchina con quelle due macchiette appena uscite da scuola. Immaginate il silenzio della campagna che magicamente viene sigillato dentro l'abitacolo dell'automobile. Le voci dei bambini felici per la visita che si apprestano a fare alla cugina sono una melodia in quel silenzio campestre che viaggia con loro lungo l'autostrada.
Ora immaginatela a Catania, il 6 di dicembre, in via Umberto alle 17, felice di aver trovato un parcheggio non distante dalla casa verso la quale si deve dirigere. Se non siete stati a Catania oggi, in via Umberto, credo che non possiate capire.
Prima di scendere dal veicolo che ancora contiene al suo interno l'aria fresca e il cinguettio degli uccellini, si sente già ampiamente disturbata da quelle luci irriverenti che sfavillano nel quasi-buio tra i palazzi. Devo dire che quest'anno non sono neanche di cattivo gusto. Ma a chi arriva non ricordandosi che manca poco al Natale è una violenza bella e buona.
Primo pensiero: ah, è già Natale...
Sì, lo sapevo. Siamo già nella seconda settimana di Avvento. Ci stiamo già preparando (o almeno ci proviamo) spiritualmente alla nascita del Salvatore. Ma non è la stessa cosa. Questo è il Natale, ovvero la celebrazione della nascita di Gesù. Quando arrivi a Catania ti rendi conto che è già natale, ovvero la celebrazione del più aberrante rito consumistico che si sia evoluto nella storia dell'uomo...
Ma torniamo alla mamma con la biondina e lo sdentato. Sconvolta dalla scoperta improvvisa rompe il silenzio sigillato nell'auto aprendo la portiera. Musica. A tutto volume. Sovrasta il rumore del traffico, il traffico catanese, quindi immaginatevi quanto è alta. La mamma si guarda intorno per capirne l'origine e individua il megafono sopra l'insegna di un negozio.
Secondo pensiero: ma 'sti cretini devono proprio romperci le orecchie (non era esattamente questo il pensiero, ma sorvoliamo...) con le canzoni di Natale? Va bè, facciamo velocemente il biglietto e spostiamoci...
Cammina, cammina, mamma, biondina e sdentato percorrono la via Umberto lasciandosi alle spalle quella musica assordante. Assordante perché abbinata al rumore della città. Da sola magari poteva anche essere gradevole. La musica si fa via via più leggera. Dài che ora finisce...
La biondina e lo sdentato intanto si guardano intorno con gli occhi sgranati: vetrine scintillanti, palazzi illuminati da mille lucine azzurre, Babbi Natale e pupazzi di neve in ogni vetrina....che magia sarà mai questa?
La mamma prosegue con gli occhi spiritati tenendo i due istupiditi per mano. La musica si fa più leggera. Ancora un passo e finisce...
No, non finisce. Ricomincia. C'è un altro megafono, allo stesso volume, con la stessa canzone. Non ti abbandona. Ti segue per tutta la via Umberto, come un maniaco in impermeabile che vuole terrorizzarti. La mamma comincia a usare commenti poco consoni a una madre che porta a passeggio due bambini. Inizia a parlare da sola, fingendo di parlare con i due bambini, e le parole che usa non sono proprio genitili nei confronti di chi ha avuto questa simpatica idea.
Finalmente il numero 8. E' un sollievo entrare nell'androne del palazzo. I rumori si affievoliscono. Ma poi deve ritornare giù, nel delirio prenatalizio, avanti e indietro tra folle vaganti di vampiri assetati di acquisti.
Rumori, traffico, gente, musica a tutto volume, odore di città. Ma dov'è il cielo azzurro? Dov'è il verde degli alberi, che qua ci sono ma neanche si notano? Dove sono i canti degli uccelli e il rumore del vento? Aiutooo...
Non so se ho reso l'idea di come questa mamma si sia sentita oggi, ore 17, via Umberto, Catania. Qualcuno oggi, con poche parole, ha usato una similitudine molto efficace. E' come entrare in un frullatore alla massima velocità.

Uscendo dalla macchina, tornata sulla Montagna, i bambini ormai addormentati sui sedili posteriori, ho guardato il cielo, ho ascoltato l'aria, ho sentito la brezza leggera sul viso. Uniche luci: una luna brillante e tante stelle. Qualche timida nuvola rifletteva a sua volta la luce riflessa della luna. Unici suoni: un leggero venticello e i passi del mio cane sui lapilli vulcanici. Uniche presenze: io, la biondina, lo sdentato, il cane e svariati animaletti, timidi e nascosti, che non potevo percepire.
No, credo che non ce la farei a tornare a vivere in città.

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