lunedì 18 gennaio 2016

Neve di Sicilia

Bufere di neve in Sicilia: scuole chiuse e disagi. Si leggono titoli che lasciano basiti oggi. Eh, il clima sta cambiando. Già. La terra del sole sommersa dalla neve.
Non so cosa sia successo effettivamente sulle Madonie, a Enna, a Palermo, quindi è meglio che non esprima giudizi, però posso raccontarvi cosa è successo qua.
Ha nevicato. E c'era vento. Questa era la bufera. Vi garantisco che si poteva stare all'aperto senza volare via né diventare improvvisamente dei pupazzi di neve. Bello. Andando in cartoleria ho camminato sotto la neve senza neanche aprire l'ombrello, per farmi cadere i fiocchi di neve sul cappello e assaggiare quelli che mi cadevano sulle mani. Le mani erano senza guanti. No, giusto per far capire a un milanese come si stava. Freddo, ma senza guanti.
Le previsioni davano neve tutta la notte e tutto il giorno dopo. Verso sera aspetto di sentire il segnale di WhatsApp (ebbene sì, mi sono adeguata ai tempi!) con le solite mamme dubbiose se mandare i figli a scuola l'indomani. Succede sempre quando piove un po' più forte dell'assuppaviddani (trad: inzuppavillani, ovvero quella pioggerella che sembra piova poco, allora il contadino esce a lavorare ma torna zuppo). Perdonatemi, mamme siciliane: vi adoro quando vi allarmate per qualche goccia di troppo. Non arrivava stranamente nessun messaggio. Forse, ho pensato, è talmente scontato che non li manderanno a scuola, che neanche si preoccupano di capire cosa faranno gli altri.
Finalmente il cicalino. "Eccole!" ho pensato. Mi sbagliavo. Era sì una mamma, ma inoltrava un messaggio del Comune di Zafferana che segnalava la chiusura delle scuole per l'indomani. Seguono mille cicalini, perché la magia di questi nuovi sistemi di comunicazione è che sono, come si dice, virali. E velocissimi. In pochi secondi tutti i genitori di Zafferana potevano tirare un sospiro di sollievo. Niente scuola l'indomani.
Evvai, si dorme! Ho pensato io, pur nutrendo forti dubbi sulla necessità di un tale provvedimento. Quando nevica da queste parti, di solito basta un raggio di sole per scogliere tutto...
Questa mattina, sveglia nel mio letto già da prima delle sette, grazie come sempre al mio terzogenito, pregustavo quando i grandi si sarebbero svegliati scoprendo che non li avevamo chiamati. Sento rumori in camera loro, piccoli passi veloci nel corridoio verso la cucina, piccoli passi che tornano in camera, piccole voci che sussurrano, piccoli passi per due di nuovo verso la cucina. Poi li sento entrare piano piano da noi. Emergo dal piumone (che abbiamo messo stanotte in sostituzione alle coperte di lana...no,

sempre per far capire ai milanesi) e li guardo divertita. "La scuola è chiusa" dico loro. "C'è un sacco di neve" mi rispondono. È un attimo. Il terzogenito si sveglia, tutti ad aprire gli oscuranti ed è un luccicare di bianco.

Il cielo è sereno. Bambini, andate fuori a giocare prima che si sciolga. Si vestono in poche frazioni di secondo e fuori a fare palle e mini pupazzi. Mini, perché saranno tre o quattro centimetri di neve, non è che si può esagerare. E, il tempo di giocare un po' e già si è sciolta quasi tutta. Rimane quel piccolo Olaf sullo scalino di pietra lavica, a sciogliersi poco a poco scivolando all'indietro, come se si stesse addormentando seduto su una sedia.

Nei miei ricordi, a Melegnano la scuola aveva chiuso con la famosa nevicata dell'85. Novanta centimetri di neve, ho letto su Wikipedia. Aveva nevicato per quattro giorni e tre notti di fila. Ricordo che sciavo sulla strada fuori casa. 
Mi ricordo quando mi svegliavo la mattina e, sentendo che i rumori provenire dall'esterno erano diversi, capivo che aveva nevicato durante la notte. Mi alzavo di corsa per tirare su la tapparella. E lì non si trattava solo di un luccicare di bianco. Era un mondo che si era rivestito del fitto mantello di un orso polare per proteggersi dal freddo.
Ricordo che sorridevamo quando Roma era rimasta bloccata per una nevicata che da noi era ordinaria amministrazione. Non avevano gli spalaneve ed erano stati mandati da Milano.
Oggi sorrido ancora quando qua le mamme non mandano i figli a scuola perché piove, quando pochi centimetri di neve bloccano ogni attività, quando vedo una macchina con le catene su una strada che la neve c'è l'ha solo un po' lungo i bordi, quando vedo bambini sotto l'ancora caldo sole novembrino incappucciati come fossimo in Siberia. D'altro canto, mi dico, quando ad aprile i turisti tedeschi, in calzoncini e sandali, mi vedono con il giubbotto e i pantaloni lunghi, non sorrideranno anche loro?