mercoledì 18 novembre 2015

Ma io, sono innocente?

Io non sono un'esperta di geopolitica e nemmeno uno stratega. Non ho neanche sufficienti conoscenze in materia per esprimere opinioni e giudizi, per fare analisi o per fornire soluzioni riguardo i fatti drammatici di questi giorni. Sono solo una persona comune inorridita, come tante persone comuni, dalla violenza, dal fanatismo, dall'intolleranza e dalla guerra. Da qualunque parte provengano.
Posso fare poco per cambiare le cose, la mia opinione non conta nulla nella Babele di voci che si stanno alzando dopo l'attentato di Parigi. Posso solo informarmi, cercare di capire cosa sta succedendo. E non posso fare a meno di riflettere e condividere i miei pensieri con chi ha la voglia e la pazienza di ascoltarmi o leggermi.
Siamo tutti rimasti sconvolti dall'azione crudele di quei pochi uomini contro la vita di tante persone innocenti in un 13 novembre che rimarrà nella nostra memoria. E io non ho potuto fare a meno di pormi questa domanda: ma io, sono innocente?
"Chi uccide un uomo, uccide l'umanità intera". Risuona oggi questo verso del Corano, svelato a noi dai molti musulmani inorriditi come noi da quello che è successo.
Ma allora, quando infilo la pompa della benzina nella mia macchina, sapendo che il petrolio è responsabile di tante guerre e tante morti, sono innocente? Quando compro i biscotti al cioccolato, sapendo che quel cioccolato è prodotto da aziende che non si fanno scrupoli a rapire e sfruttare bambini per coltivare il cacao, sono innocente? Quando acquisto le banane, sapendo che chi lavora in quei campi lavora in condizioni vergognose, sono innocente? Quando godo di tutto il mio benessere, la casa, la macchina, dei bei vestiti, il cellulare e il computer e il cibo tutti i giorni, sapendo che questo benessere è garantito dal malessere, dalla fame e dalla morte dei due terzi della popolazione mondiale e mantenuto anche dalle guerre che io ripudio, sono innocente?
Tempo fa mi sono trovata a rispondere alla fatidica domanda sull'esistenza di Dio: ma se Dio esiste, perché non fa niente, per esempio, contro la fame nel mondo? Ho risposto, con l'umiltà della mia ignoranza, dicendo che i tempi di Dio non sono i tempi dell'uomo e che l'opera di Dio deve passare attraverso di noi. Siamo noi che dobbiamo lavorare per far cessare quest'ingiustizia. Se dei miei tre figli uno si prendesse una mattina tutti i biscotti, non glie li strapperei a forza per darli agli altri due perché non otterrei il risultato sperato: otterrei solo che, colui al quale li tolgo, si arrabbierebbe con gli altri due e con me e la volta dopo farebbe forse lo stesso. Cercherei invece di fargli capire che tutti devono avere lo stesso, fino ad ottenere che sia lui a cedere la parte che spetta agli altri. Dio allora cosa dovrebbe fare? Aumentare la quantità di cibo sulla terra? Ce lo accaparreremmo di nuovo tutto noi. Allora dovrebbe fare un'azione di forza: dovrebbe fare in modo che chi muore di fame si prenda il cibo e le risorse che gli spettano. E come? Con la forza? E allora grideremmo all'ingiustizia come gridiamo all'ingiustizia quando flussi di popoli fuggono dai loro paesi per venire da noi, per attingere a quel cibo e a quelle ricchezze che rubiamo a loro. Come gridiamo all'ingiustizia quando la nostra sicurezza è minata da attacchi terroristici nati in seno a popoli ai quali forse manca qualcosa di fondamentale di cui noi ci siamo appropriati ingiustamente.
Non è mia intenzione giustificare nulla, ma cerco delle motivazioni. Non riesco a giustificare una guerra che dovrebbe (a detta di chi la proclama) difenderci, figurarsi se potrei giustificare degli atti terroristici. E per spiegarmi meglio voglio usare le parole di una delle voci, tra le tante, che mi ha colpito molto in questi giorni, una delle poche che parlano di pace. Quella di Tonio dell'Olio, redattore di Mosaico di Pace, che è la stessa di Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi e anche lui redattore dello stesso giornale. Quello che loro dicono è semplice: invece della guerra cercare di percorrere strade diverse, che non sono mai state percorse. Tonio dell'Olio dice: «Se in Afghanistan avessimo bombardato le popolazioni col pane invece che con le bombe di una presenza militare senza precedenti, forse avremmo conquistato intere popolazioni alle ragioni della pace». Sacrosanta verità inascoltata. 
Concludo dicendo dunque che non mi stancherò mai di sventolare la bandiera della pace e di insegnare ai miei figli a farlo. Perché pace non vuol dire solo assenza di guerre. La pace si costruisce ogni gionro, con le nostre azioni e con la nostra vita. 

martedì 3 novembre 2015

Rag-giri di parole


Suppongo che a tutti dia fastidio essere raggirati. A me dà molto fastidio soprattuto quando me ne accorgo all'istante, più che a cose fatte, quando ti rendi conto che una persona, credendoti un'idiota, ti dice delle cose palesemente false che mirano soltanto a farti fare una cosa nel suo esclusivo interesse, usando parole lusinghiere o frasi a effetto. Quelle situazioni in cui vorresti usare male parole e poi ti trovi invece a fare esattamente quello che l'imbonitore vuole ottenere da te.
Cosa mi spinge oggi a questa riflessione? Una sciocchezza riguardante uno dei social network più diffusi del momento, ma siccome è già la seconda volta che percepisco questa falsità, e siccome già la mia disposizione verso questo social è poco benevola, ho bisogno di scriverlo. Scrivere mi serve a questo: a fissare per sempre un pensiero, un ricordo, una sensazione, perché non voglio perderlo.

Facebook, quando ti segnala un compleanno, ti dice la seguente frase: “Oggi è il compleanno di ... Fagli vedere che lo stai pensando” o “contribuisci a rendere questa giornata speciale” o qualcosa del genere. Non è vero che lo stavo pensando. Lo sto pensando perché me lo ricorda facebook, ma non mi ero assolutamente ricordata del suo compleanno e forse neanche lo sapevo che oggi era il suo compleanno. E poi i miei auguri, io che forse sono una persona a lui sconosciuta nella realtà o comunque abitante il quartiere mentale degli amici del passato quasi dimenticati, io renderei la sua giornata speciale? Volete farmi credere che io sarei così importante per questa persona? Ecco allora che mi passa la voglia di fargli gli auguri, perché mi amalgamo con quella falsità che il social mi trasmette. Non è vero che ti stavo pensando, non sapevo del tuo compleanno, so perfettamente che i miei auguri non cambieranno il corso e il colore della tua giornata, ma siccome sono su facebook ti faccio gli auguri perché così fan tutti. Poi glie li faccio lo stesso, perché quando li fanno a me, mi fa piacere, anche se non riesco mai a ricordarmi tutti quelli che me li hanno fatti e non faccio caso a chi non me li ha fatti. Quindi, siccome non sono tanto diversa dalla maggior parte della gente, probabilmente fa piacere anche a loro e non voglio essere asociale (o meglio, a-social, perché sono convinta che i social non favoriscano la socialità) e maleducata. Ma è maleducazione non fare gli auguri a una persona che, se non fosse un mio contatto di facebook, non avrei mai rivisto o sentito e sicuramente non gli avrei mai fatto gli auguri di compleanno? Non è falso invece farglieli?
D'altro canto, io purtroppo tendo a dimenticarmi tutte le ricorrenze, compresi il mio compleanno e l'anniversario del mio matrimonio, eccetto il compleanno dei miei figli perché ci pensano loro a ricordarmelo quotidianamente a partire da due mesi prima, a volte di più. In questo caso ammetto allora che quando facebook mi ricorda del compleanno di una persona veramente amica (sempre con quella falsa frase, perché comunque non me lo ero ricordato e quindi non stavo pensando a quella persona!) sono contenta di potergli fare gli auguri, magari con una telefonata o male che vada un SMS. Ci sono persone che non vedo da anni, o delle quali non ho più il telefono, che però ogni tanto mi fa proprio piacere mandargli un pensiero, e facebook in questo aiuta. E allora, va bene, dài, gli faccio gli auguri su facebook. Forse sono arretrata e non mi so adeguare ai tempi, ma d'altronde, superati i quaranta, si inizia ad essere socialmente vecchi e non al passo coi tempi. D'altronde non ho ancora uno smartphone.
Ma questo dettaglio dei compleanni, in cui mi sono imbattuta più volte, mi ha lasciata sì con una sgradevole sensazione di essere presa in giro, ma senza mai indurmi a esternare il mio disagio. Oggi invece mi imbatto in un'altra frase. Cito testualmente:
“I tuoi ricordi su Facebook
Elisa, sei importante per noi così come lo sono i ricordi che condividi. Abbiamo pensato che ti avrebbe fatto piacere rivedere questo post di 3 anni fa”.
Per chi sono importante? E perché? Perché dovete farmi credere una cosa del genere? Non vi credo, voi, e chi siete voi? Volete farmi credere che Mark Zuckerberg e compagni pensino a me, Elisa? Che pensino ai miliardi di persone connesse come fossero individualità? Siamo solo massa, avanti, brace per un fuoco di denari!
Chi dovesse leggere queste cose probabilmente potrebbe darmi dell'esaltata, della snob, della presuntuosa. Magari avrebbe ragione.
«Ma quante seghe mentali ti stai facendo?» direbbe. «È ovvio che non è così, che non pensano a noi, che è solo un modo per attirare l'attenzione su qualcosa e continuare a fare click, click, click...»
Chissà quanti dollari si accumulano per ogni click...
Sì, è ovvio, lo so. E sono convinta che molti, tutti spero, se ne rendano conto. Eppure mi dà fastidio. Mi sento circuita. Mi sento presa in giro, come una bambina che non vuole mangiare l'orribile omogeneizzato e la mamma gli fa l'aereoplanino per convincerla. In termini più corretti e pregnanti si dice: “presa per il culo”.
Ecco. Ora, perché non riesco a disiscrivermi da facebook? Non solo, probabilmente pubblicherò e condividerò queste cose su facebook, per questo bisogno di comunicare, esternare, sentire che qualcuno è d'accordo con te.
Fatto. L'imbonitore ha vinto anche questa volta. 'Fanculo, Mark.

sabato 31 ottobre 2015

Il bambino annoiato e la madre saggia


Un bambino di nove anni, molto curioso e attento, è impegnato a fare i compiti: deve scrivere un racconto d'avventura. Un po' annoiato, lui ama molto di più la matematica e le scienze, domanda alla madre: "Ma perché se da grande non voglio scrivere storie, a scuola mi fanno scrivere storie?"
Risponde la madre saggia che, amando la scrittura, rabbrividisce un po' sentendo cotal domanda: "Perché imparare a scrivere una storia ti potrà servire per tante cose. Per esempio per scrivere una relazione geologica se farai il geologo". 
Eh, questa non te l'aspettavi, furbetto! pensa la madre saggia. Lui ama le rocce e i minerali!
"Sai - continua la madre, saggia ma anche un po' petulante - "la scuola elementare ti dà le basi per saper fare tutto, anche la scuola media. Poi quando vai alle superiori inizi a specializzarti un po'. All'università ancora di più e scegli di studiare proprio le cose che ti servono per il lavoro che vorrai fare".
"..."
"Poi quando inizierai a lavorare farai tutt'altro".
Molto saggia, la madre.

venerdì 15 maggio 2015

E son soddisfazioni!

Non sono una persona particolarmente ordinata. Anzi, diciamo che non sono per niente ordinata. Vivo bene nell'ordine e vado in crisi nel disordine, eppure l'ordine non sono in grado di mantenerlo per più di una fase lunare. Mi giustifico col fatto che non c'é molta collaborazione in famiglia, a partire da un marito che, come Pollicino, lascia traccia di tutto quello che fa, fino ai figli che, in quanto bambini, hanno una naturale tendenza a lasciare tutto in giro, incentivata dalla nostra incapacità di guidarli sulla retta via dell'ordine.

domenica 10 maggio 2015

Solo per amore

Se passate in un reparto di puericultura di una qualsiasi libreria medio-grande, potete trovare una svariata proposta di libri che pretendono di insegnare come essere una buona madre. Io stessa ho cercato di farmi un po' istruire, sperando sempre di trovare dei buoni suggerimenti su come comportarsi con i propri figli. Eppure, credo che si possano leggere tutti i libri del mondo ma non si diventerà mai una madre "perfetta".