giovedì 15 settembre 2011

Bedda Sicilia*...ma non tutto

Non si può certo pensare di andare a Taormina a godersi il mare. Dietro casa dei miei suoceri, che si sono concessi questo (extra)lusso, c'è la funivia che porta a Mazzarò, comodissima, in pochi minuti sei al mare, senza bisogno di prendere la macchina e senza dover fare lunghe camminate sotto il sole cocente. Per chi ha bambini è facilmente comprensibile come questa possa essere una grande, enorme comodità.
La spiaggia è in un posto favoloso, come del resto tutte le spiagge di Taormina. O meglio. E' in un posto che una volta era favoloso e che ora è stato devastato da architetti e piani regolatori senza sentimenti e sensibilità, come del resto tutte le spiagge di Taormina.
Per chi non la conoscesse, si trova in un'insenatura tra montagne che si tuffano ardite in un mare di un azzurro accecante. Non sono brava a prendere le misure a occhio, forse è lunga cento metri, o duecento o più. Non importa. Diciamo che è lunga duecento metri? Centoottanta sono occupati (okkupati) dai lidi. Un giorno, dato l'orario (11.30) e l'assenza di un nostro ombrellone, abbiamo avuto l'ingenuità di chiedere quanto costasse affittare ombrellone e lettino. Lasciamo perdere. Ho speso meno per due notti in campeggio a due passi da Vendicari. E si trattava di un ombrellone in ultima fila. Rimane quindi l'opzione spiaggia libera, peraltro opzione da me sempre prediletta, che per fortuna c'è. Almeno quello.
La spiaggia libera è nell'angolo terminale dell'insenatura, attaccata a una graziosa montagnola rocciosa. Da lì ti potresti godere un bello spettacolo con quella splendida (un tempo) montagna di fronte. Peccato quell'albergo bianco perla che si staglia nel verde della montagna proprio di fronte ai tuoi occhi quando beato, poiché ancora inconsapevole di come si svolgeranno quelle due ore "rilassanti" sulla spiaggia, ti sdrai sul tuo asciugamano dopo aver rimosso una decina (minimo) di mozziconi di sigaretta da quel metro quadrato. E' lì, candido e innocente, a un metro dal mare. Non ho assaporato il piacere, perché impegnata in altre osservazioni, di vedere quale spettacolo offrisse, dall'altro angolo dell'insenatura, l'albergo che sorge senza vergogna accanto alla spiaggia libera. Dalla spiaggia libera non lo si nota perché ce l'hai sopra la testa, dietro le spalle, ti respira sul collo. Lo senti, ma non lo vedi. Così, sopprimendo con sforzo titanico i sensi diversi dalla vista, ti puoi illudere che non esista.
Dicevo, la spiaggia libera. Per trovare un posto dove sdraiarti (e devi comunque rinunciare fin dal principio all'idea di trovare una zona in cui non devi spendere dieci minuti a togliere 'a munnizza) ti devi destreggiare tra avamposti bellici di scuole di sub, noleggio pedalò e moto d'acqua, escursioni alla Grotta Azzurra e sorridenti ragazze cinesi che ti massaggiano per un'ora alla modica cifra di quaranta euro. Devo dire la verità, queste ultime, tra tutti, sono quelle che mi stanno più simpatiche e che non mi vien voglia con ribrezzo di urlargli "ma proprio qua vi dovete mettere?". Non so perché, forse si tratta di razzismo al contrario (omsizzar?): siccome vieni da un altro paese e penso che sia abbastanza dura per te stare da queste parti, tollero quello che fai anche se forse, sotto sotto, mi potrebbe anche dare un po' fastidio. Buffo. Saranno i tanti anni passati nella cosiddetta padania (non crediate che ci sia un errore grammaticale in quella p minuscola) che suscitano un rigurgito anti-bossiano?
Ma torniamo alle due ore rilassanti (speranza vana vista la compresenza di tre bambini, due figli e una nipote). Appena arrivi in spiaggia, dopo aver trovato un angolo dove mettere l'asciugamano, hai subito una gran voglia di fare il bagno. L'acqua è limpida, splendida ora che siamo a settembre. Non potevo dire altrettanto ad agosto, quando inevitabilmente la presenza di quegli alberghi si rendeva visibile anche avendoli alle spalle, bastava guardare il mare. Ad agosto con difficoltà entravo in acqua. Ahimé, lo so, sono viziata. Il mare siciliano mi ha viziata. E' dura fare il bagno dove non vedi nitidamente il fondo.
Comunque, per fortuna è settembre. Infili i braccioli ai due cuccioli che ancora non galleggiano da soli e ti avvii scegliendo lo spazio di mare più largo tra barche e gommoni ormeggiati sulla riva. Quelli degli avamposti bellici. Nel mare c'è l'esercito vero e proprio. E' un sollievo quando parte un'escursione, ti sorbisci cinque minuti l'odore di nafta, se non hanno la benevolenza di non accendere il motore proprio sulla riva, e poi si liberano due metri di mare! Il secondo giorno, ormai esperta, ti piazzi il più possibile vicino al lido, perché, certo, lì mica parcheggiano i barconi. Stai nella spiaggia libera e ti sposti verso il lido a fare il bagno. Viva San Demanio!
Peccato che quando prendi questa saggia decisione ti imbatti in un giovanotto, neanche tanto carino, diciamocelo, che sta facendo un servizio fotografico (li chiamano book, che poi vuol dire libro...mah?) occupando virtualmente tutto lo spazio di mare compreso nell'obiettivo di quel fotografo ciccione. Scusate. Nulla contro le persone sovrappeso. Ma quello se lo merita. Quindi, niente barche, ormeggiate alla nostra sinistra, ma "bambini, non andate di là che fanno le foto", "Tommaso, non schizzare con i piedi", sentendo dall'altro versante "adesso corri sulla spiaggia", "ora immergiti in acqua, esci e scuoti la testa", "sdraiati sul bagnasciuga". Comunque, non mi dilungo sulla ridicolaggine di quelle foto, lascio spazio alla vostra fantasia. "Chissà che destino avrà quel book" ti domandi con una sottile (ma mica tanto) ironia che per fortuna nessuno può raccogliere.
La schiavitù dura una ventina di minuti. Dopodiché si spostano e torna la libertà di movimento. Cinque minuti di paradiso (bà, non esageriamo), interrotti con irruenza da una musica che spezza proprio uno di quei rari momenti di quiete in cui tutti e tre i bambini si stanno facendo i fatti loro e stavi quasi ipotizzando che avresti potuto aprire finalmente quel libro che aspetta silenzioso nella borsa del mare. "Ma che c....!?" . E' quel simpatico "capitano" delle escursioni che ha acceso la radio. L'opzione "molestie acustiche alla pace" mi mancava. Comunque, si sa, ci si abitua a tutto. Dopo un po' la musica diventa sottofondo quasi naturale. D'altronde ho vissuto per un anno in un appartamento a Milano al primo piano in una strada...come dire...con una vivace vita notturna. Se mi sono abituata a quello, un po' di musica su una spiaggia di Taormina cosa vuoi che sia!
Fortuna che l'escursione parte e ritrovi un po' di pace. Senza la possibilità di aprire il libro, ahimé, perché tra merenda, bagni e richieste varie quel momento di pace è sfumato. Puff!
A un certo punto, devastata dall'arroganza di quel luogo, decidi anche tu di partire per un escursione. Niente Grotta Azzurra però, quello i tuoi soldi se li può sognare. "Bambini, andiamo a fare una passeggiata fino a quegli scogli?", e indichi quell'angolo solitario e spopolato dalla parte opposta dell'insenatura, là, proprio sotto il biancalbergo. Percorri tutta la spiaggia e giungi in quello che veramente a quel punto ti sembra un paradiso. Quello scoglio molto grande e piatto che si vede dalla spiaggia libera nasconde una specie di laguna popolata da alghe, pesci, granchi e conchiglie. Affascinante. I bambini sono felici, a parte la piccola che forse ha ribrezzo a mettere i piedi sul tappeto d'alghe, ma trova un'alternativa cercando tra i sassi della spiaggia retrostante piccole conchiglie e sassolini colorati. Ci stai mezz'ora, forse di più. Non c'è nessuno. Finalmente la pace e una natura che vive nonostante l'uomo.
Già, l'uomo.

...
A proposito. Cos'è quel tubo metallico che scorre sul fondo in mezzo ai sassi e che sembra proprio provenire da lì, sì, sì, dal biancalbergo? Ti assale il dubbio, come uno squalo in agguato. Da mezz'ora sei immersa lì con i piedi...eppure, tutta quella vita...
???
!!!
"Bambini, è ora di andare!". A fatica li convinci, d'altronde è passato mezzogiorno e la nonna vi aspetta probabilmente già con la tavola apparecchiata. Scappi da quel luogo che sembrava un paradiso ma che forse era una trappola. Però almeno ti sei goduta un po' di pace.


Comunque, peccato per la comodità di avere una casa al mare dove peraltro sei servita e riverita dalla suocera, ma alla fine i miei suoceri con quella casa faranno la cosa più furba. La affitteranno.


*"Bedda Sicilia" impera sulle magliette in vendita nei negozi di souvenir a Taormina.

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