venerdì 6 gennaio 2012

In viaggio nel tempo

Sono stata dall'altra parte del mondo. Bè, non proprio del mondo, ma dell'Italia sì. E ho viaggiato nel tempo.
Ho passato qualche giorno ospite in una casa all'interno di un antico villaggio arrampicato sui monti della Val d'Aosta.
Viene innanzitutto da complimentarsi con i valdostani per la bravura con cui riescono a conservare i loro nuclei storici.
Un villaggio praticamente abbandonato ma che sembra abitato tanto è curato. Per chi viene dalla Sicilia, dove si tende ad abbandonare le magnifiche bellezze che ci sono, è un colpo al cuore.
Ho fatto una breve passeggiata in quel villaggio, avvolta da nuvole portatrici di neve, circondata da macchie di bianco e alti alberi spogli. Ho pensato che non c'è bisogno di inventare una macchina del tempo. Basta fermarsi pochi minuti in un posto così. E' come se quei muri in pietra ti parlassero. Senti le voci di chi viveva lì, isolato dal resto del mondo, in una perfetta comunione dove probabilmente la solidarietà tra le famiglie era l'unica cosa che permetteva di sopravvivere al lungo inverno. Ti spieghi perché l'uomo sia un animale sociale. Aiutandosi a vicenda si sopravvive. Guardandomi intorno e leggendo informazioni su antiche usanze del posto, ho pensato che probabilmente si trattava di una piccola comunità autosufficiente, che aveva evidentemente pochi contatti con la "città" più vicina. Per raggiungerla oggi c'è una lunga strada asfaltata, un tornante dietro l'altro, dove due macchine ci passano strette. Un secolo fa non c'erano macchine, non c'era l'asfalto, c'era probabilmente solo una mulattiera ripida e lunga. Dieci minuti in macchina equivalgono a quante ore con il mulo? L'autosufficienza era indispensabile. E per raggiungere l'autosufficienza era evidentemente indispensabile la collaborazione.
Facevano il pane una volta all'anno, dopo il raccolto della segale, cereale d'alta montagna. Una volta che avevano la farina, che macinavano al piccolo mulino del villaggio in cambio di pochi kg di farina, accendevano il forno e per due settimane, giorno e notte, impastavano 50 chili di pane alla volta e lo cuocevano. Il proprietario del forno veniva pagato con il pane. Sembrava di vederli, con le mani in pasta, nell'allegria dello stare insieme. E te li immagini nel freddo dell'inverno, a scaldarsi davanti ai camini, aspettando che la neve si sciolga e si possa tornare a vivere all'aperto.
Insomma, se volete farvi un viaggio con la macchina del tempo, andate a Farettaz, piccola frazione di Fontainemore, nella Valle del Lys (Gressoney). Ne vale la pena.

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