Il tempo sembra
scorrere sempre troppo velocemente. Ore che passano così in fretta
che quando fa buio la sera mi sembra di essermi appena alzata dal
letto. Faccio il resoconto della giornata e, con lo sguardo
sconsolato e le gambe stanche, mi domando "Ma cosa ho fatto
oggi?". La risposta, data con uno sbuffo, sembra sempre essere
"Niente", ma se facessi il rewind scoprirei di non essermi
fermata un attimo e di aver fatto cose su cose, una dietro l'altra,
spesso una incastrata nell'altra, come un puzzle senza bordi.
Amo i puzzle, e quando li inizio tiro fuori le tessere del bordo per prime, quelle con un lato liscio, o due per gli angoli. Compongo il bordo, una cornice perfetta, e poi parto alla ricerca degli altri pezzi, incastrandoli uno a uno fino a comporre l'immagine che sto aspettando. Il risultato non mi piace, l'immagine, scelta sempre con estetica attenzione, risulta in fin dei conti tutta solcata da linee irregolari e vedere, per esempio, un quadro di Klimt in quelle condizioni può far male al cuore. Ma non importa, perché quel che conta nei puzzle (e forse anche nella vita) non é il risultato, ma il percorso per raggiungerlo. La ricerca, l'errore e l'individuazione dell'incastro giusto.
Amo i puzzle, e quando li inizio tiro fuori le tessere del bordo per prime, quelle con un lato liscio, o due per gli angoli. Compongo il bordo, una cornice perfetta, e poi parto alla ricerca degli altri pezzi, incastrandoli uno a uno fino a comporre l'immagine che sto aspettando. Il risultato non mi piace, l'immagine, scelta sempre con estetica attenzione, risulta in fin dei conti tutta solcata da linee irregolari e vedere, per esempio, un quadro di Klimt in quelle condizioni può far male al cuore. Ma non importa, perché quel che conta nei puzzle (e forse anche nella vita) non é il risultato, ma il percorso per raggiungerlo. La ricerca, l'errore e l'individuazione dell'incastro giusto.
Le mie giornate
sono come un puzzle senza bordi, un continuo incastrare pezzi senza
arrivare mai al bordo. Nessuna cornice, nessun risultato.
E' un continuo
correre dietro alle cose da fare. Ho sempre pensato che con tre figli
non può che essere così. Non riesci mai a pensare a te stessa, non
riesci mai a prenderti quella sacrosanta mezz'ora di relax. Quando
inizi a pensare "Ora mi siedo un attimo" subentra una
catena di eventi (tra cui sempre, giuro, sempre suona il telefono che
ovviamente é dall'altra parte della casa), che ti impedisce di
restare seduta per più di trenta secondi. Ma ora, nel mezzo del cammin di nostra vita, penso che i figli non c'entrano (non del tutto per lo meno).
Ho sempre pensato che é
vero che il tempo é tiranno. Anzi, pensavo che il tempo é un po'
stronzo. Perché scorre lentamente, poi a un certo punto la lancetta
dei secondi impazzisce e quando guardi l'orologio senti un tonfo
pesante sugli stinchi e pensi "Mezzogiorno??! Ma erano le dieci
cinque minuti fa!!". Ci ho pensato per
anni a questa cosa. Da quando dovevo prendere il treno delle 7:40 per
andare in università. Mi alzavo alle sette meno dieci, facendo
ovviamente molta, moltissima fatica (il mio orologio biologico é
sempre stato puntato sulle nove, alzarmi prima di quell'ora richiede
sempre uno sforzo sovrumano), mi lavavo e mi vestivo con l'occhio
ancora a mezz'asta, mi trascinavo in cucina più o meno alle sette e
un quarto, mi sedevo per fare colazione, guardavo l'orologio e mi
accorgevo che era già tardi, allora iniziavo a fare tutto più in
fretta ed immediatamente erano le sette e mezza. Quei quindici minuti
duravano non più di centoventi secondi. A quel punto schizzavo
adrenalina nelle vene e riuscivo a percorrere quel chilometro tra
casa mia e la stazione nel tempo record di cinque minuti (due quando
andavo in bici). E' da allora che mi chiedo perché il tempo non
scorre mai alla stessa velocità. Einstein forse aveva una risposta,
ma non ho mai studiato bene la fisica, quindi ho dovuto cercarmela da
sola la risposta. E finalmente, dopo vent'anni di filosofia da
quattro soldi, ho trovato la risposta. La mia risposta. Perché forse
non vale per altri, ma per me sì.
Bene, la risposta
é questa. Il tempo scorre più o meno velocemente a seconda della
velocità con cui mi muovo. Farà ridere, ma questa illuminazione
l'ho avuta guardando un cartone animato con i miei figli (Epic,
per i più curiosi, anche perché merita di essere visto).
Praticamente se faccio le cose di fretta, il tempo scorre in fretta,
se faccio le cose con calma il tempo scorre con più calma. Il mio
tempo ovviamente. E siccome sono sempre affannata e di corsa, le
giornate volano.
Ma siccome fare
filosofia deve pur servire a qualcosa, cioé é inutile pensare se
poi quello che pensi non ti serve nella vita, ho imparato che é
inutile correre. Anche quando sono in ritardo. E' assolutamente
inutile correre da casa alla macchina e poi dalla macchina alla casa
perché ho dimenticato le chiavi e poi da fuori dal cancello a casa
perché ho dimenticato il portafoglio per poi correre di nuovo in
casa perché ho dimenticato Francesco sul fasciatoio col pannolino
ancora da cambiare. Solo perché dovevo essere nel tal posto cinque
minuti fa. Se faccio tutto con calma, arriverò esattamente con lo
stesso identico ritardo. E magari Francesco non lo dimentico da
qualche parte.
E ho anche imparato
che c'é un momento della giornata in cui devo smettere di "fare
cose". E' difficile, perché quando decido di smettere di "fare
cose" e di sdraiarmi sul letto con un libro in mano o con gli
occhi chiusi passo dal bagno e vedo che c'é un pannolino nel
lavandino da sciacquare e mettere nel bidone dei pannolini sporchi,
ma il bidone é in lavanderia e se vado in lavanderia mi accorgo che
ci sono i panni da stendere e se stendo i panni inevitabilmente devo
ritirare quelli asciutti e se ritiro quelli asciutti devo mettere via
quelli piegati durante la scorsa settimana (cioé, ogni giorno della
scorsa settimana) e se metto via i vestiti devo passare dalla stanza
dei bambini e mi accorgo che ci sono i letti da rifare e se rifaccio
i letti mi accorgo che devo mettere via tutti i giochi sparpagliati
sul pavimento....il puzzle senza bordi. E alla fine Francesco si
sveglia e svanisce ogni possibilità di sdraiarmi sul letto con un
libro in mano o con gli occhi chiusi.
Così ho imparato
che quando decido di "spegnermi", se vedo un pannolino nel
lavandino lo lascio lì, interrompo la catena sul nascere e riesco a
sdraiarmi. Sempre se non suona il telefono.
prove tecniche di commento
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