sabato 9 agosto 2014

Tempo tiranno

Il tempo sembra scorrere sempre troppo velocemente. Ore che passano così in fretta che quando fa buio la sera mi sembra di essermi appena alzata dal letto. Faccio il resoconto della giornata e, con lo sguardo sconsolato e le gambe stanche, mi domando "Ma cosa ho fatto oggi?". La risposta, data con uno sbuffo, sembra sempre essere "Niente", ma se facessi il rewind scoprirei di non essermi fermata un attimo e di aver fatto cose su cose, una dietro l'altra, spesso una incastrata nell'altra, come un puzzle senza bordi.
Amo i puzzle, e quando li inizio tiro fuori le tessere del bordo per prime, quelle con un lato liscio, o due per gli angoli. Compongo il bordo, una cornice perfetta, e poi parto alla ricerca degli altri pezzi, incastrandoli uno a uno fino a comporre l'immagine che sto aspettando. Il risultato non mi piace, l'immagine, scelta sempre con estetica attenzione, risulta in fin dei conti tutta solcata da linee irregolari e vedere, per esempio, un quadro di Klimt in quelle condizioni può far male al cuore. Ma non importa, perché quel che conta nei puzzle (e forse anche nella vita) non é il risultato, ma il percorso per raggiungerlo. La ricerca, l'errore e l'individuazione dell'incastro giusto.
Le mie giornate sono come un puzzle senza bordi, un continuo incastrare pezzi senza arrivare mai al bordo. Nessuna cornice, nessun risultato.
E' un continuo correre dietro alle cose da fare. Ho sempre pensato che con tre figli non può che essere così. Non riesci mai a pensare a te stessa, non riesci mai a prenderti quella sacrosanta mezz'ora di relax. Quando inizi a pensare "Ora mi siedo un attimo" subentra una catena di eventi (tra cui sempre, giuro, sempre suona il telefono che ovviamente é dall'altra parte della casa), che ti impedisce di restare seduta per più di trenta secondi. Ma ora, nel mezzo del cammin di nostra vita, penso che i figli non c'entrano (non del tutto per lo meno). 
Ho sempre pensato che é vero che il tempo é tiranno. Anzi, pensavo che il tempo é un po' stronzo. Perché scorre lentamente, poi a un certo punto la lancetta dei secondi impazzisce e quando guardi l'orologio senti un tonfo pesante sugli stinchi e pensi "Mezzogiorno??! Ma erano le dieci cinque minuti fa!!". Ci ho pensato per anni a questa cosa. Da quando dovevo prendere il treno delle 7:40 per andare in università. Mi alzavo alle sette meno dieci, facendo ovviamente molta, moltissima fatica (il mio orologio biologico é sempre stato puntato sulle nove, alzarmi prima di quell'ora richiede sempre uno sforzo sovrumano), mi lavavo e mi vestivo con l'occhio ancora a mezz'asta, mi trascinavo in cucina più o meno alle sette e un quarto, mi sedevo per fare colazione, guardavo l'orologio e mi accorgevo che era già tardi, allora iniziavo a fare tutto più in fretta ed immediatamente erano le sette e mezza. Quei quindici minuti duravano non più di centoventi secondi. A quel punto schizzavo adrenalina nelle vene e riuscivo a percorrere quel chilometro tra casa mia e la stazione nel tempo record di cinque minuti (due quando andavo in bici). E' da allora che mi chiedo perché il tempo non scorre mai alla stessa velocità. Einstein forse aveva una risposta, ma non ho mai studiato bene la fisica, quindi ho dovuto cercarmela da sola la risposta. E finalmente, dopo vent'anni di filosofia da quattro soldi, ho trovato la risposta. La mia risposta. Perché forse non vale per altri, ma per me sì.
Bene, la risposta é questa. Il tempo scorre più o meno velocemente a seconda della velocità con cui mi muovo. Farà ridere, ma questa illuminazione l'ho avuta guardando un cartone animato con i miei figli (Epic, per i più curiosi, anche perché merita di essere visto). Praticamente se faccio le cose di fretta, il tempo scorre in fretta, se faccio le cose con calma il tempo scorre con più calma. Il mio tempo ovviamente. E siccome sono sempre affannata e di corsa, le giornate volano.
Ma siccome fare filosofia deve pur servire a qualcosa, cioé é inutile pensare se poi quello che pensi non ti serve nella vita, ho imparato che é inutile correre. Anche quando sono in ritardo. E' assolutamente inutile correre da casa alla macchina e poi dalla macchina alla casa perché ho dimenticato le chiavi e poi da fuori dal cancello a casa perché ho dimenticato il portafoglio per poi correre di nuovo in casa perché ho dimenticato Francesco sul fasciatoio col pannolino ancora da cambiare. Solo perché dovevo essere nel tal posto cinque minuti fa. Se faccio tutto con calma, arriverò esattamente con lo stesso identico ritardo. E magari Francesco non lo dimentico da qualche parte.
E ho anche imparato che c'é un momento della giornata in cui devo smettere di "fare cose". E' difficile, perché quando decido di smettere di "fare cose" e di sdraiarmi sul letto con un libro in mano o con gli occhi chiusi passo dal bagno e vedo che c'é un pannolino nel lavandino da sciacquare e mettere nel bidone dei pannolini sporchi, ma il bidone é in lavanderia e se vado in lavanderia mi accorgo che ci sono i panni da stendere e se stendo i panni inevitabilmente devo ritirare quelli asciutti e se ritiro quelli asciutti devo mettere via quelli piegati durante la scorsa settimana (cioé, ogni giorno della scorsa settimana) e se metto via i vestiti devo passare dalla stanza dei bambini e mi accorgo che ci sono i letti da rifare e se rifaccio i letti mi accorgo che devo mettere via tutti i giochi sparpagliati sul pavimento....il puzzle senza bordi. E alla fine Francesco si sveglia e svanisce ogni possibilità di sdraiarmi sul letto con un libro in mano o con gli occhi chiusi.
Così ho imparato che quando decido di "spegnermi", se vedo un pannolino nel lavandino lo lascio lì, interrompo la catena sul nascere e riesco a sdraiarmi. Sempre se non suona il telefono.

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